La contemporaneità impossibile.

Oggi ho scoperto Escher. Cioè, già lo conoscevo, ma oggi l’ho finalmente apprezzato nella sua complessità. Per quel poco che ho letto, la sua storia ha un non so che di particolare, come se fosse vissuto lontano dagli eventi coevi, tanto terribili. Eppure sembra quasi che egli abbia partecipato al dramma in cui era immerso, attraverso un personale ricerca nel sentimento collettivo di cambiamento che pervadeva l’intero globo. Le sue mani, inoltre – e chissà se esistono pubblicazioni che trattano nello specifico quest’argomento – ci hanno lasciato più tracce concrete che astrazioni immaginarie, riferendomi al fatto che fosse per lo più un incisore. In questo modo la sua critica alla rappresentabilità del reale ed al valore che tale rappresentabilità ha nei confronti della possibilità di conoscenza del mondo, assume ancor più ruvidezza.

http://en.wikipedia.org/wiki/Hand_with_Reflecting_Sphere

http://en.wikipedia.org/wiki/Hand_with_Reflecting_Sphere

Infatti sembra essersi burlato spesso della logica formale, a cui contrappose tanto la ricorsività, andando a mettere in crisi la relazione tra la cosa rappresentata e la cosa che rappresenta. La “mano che disegna la mano” è il più famoso esempio di quello a cui voglio riferirmi.

Quanto, questa sua ossesione del punto di vista, che è l’altro aspetto che lo contraddistingue. La mano che disegna è già un chiaro sintomo del disagio espresso al tema del soggetto che agisce nella realtà tramite la rappresentazione. Ma è nella “mano con la sfera” che tira fuori tutto il proprio “dubbio” esistenziale. L’immagine rappresenta una mano sinistra recante una sfera, dove è riflessa una camera ben ammobiliatà e l’immagine dello stesso Escher che guarda accigliato dritto negli occhi l’osservatore. Qui, a mio parere, nel complesso dell’immagine si coglie il portato della questione escheriana: il soggetto, per esprimere se stesso, devo imparare a cogliersi nella propria complessità. Questa è inenarrabile pur se possiede una propria forma, vista dal punto di vista del soggetto. Ma parte di ciò che il nostro occhio coglie – e qui è il tiro mancino giocato dall’artista – è il soggetto com’è, ossia indefinibile, sfocato.escher_sfocato

Qui c’est, je? è la domanda.

Lo scherzo più grandioso però resta quello giocato alla storia. Il nostro incisore infatti è stato l’enzima che ha dato vita ad una nuova epoca della teoria fisica contemporanea. Mi riferisco questa volta alla definitiva invenzione della prospettiva impossibile contenute nel famoso triangolo.prospettiva impossibile

Quest’idea fece andara fuori di testa un allora giovane matematico, Roger Penrose, che l’espose elegamente a Oxford in un teoria nota come “l’impossibile nella sua forma pura”. Ora del lega tra l’arte e la scienza, specie nei campi marginali delle teorie ancora da dimostrare compiutamente, non tocca a me parlarne, ma resta affascinante l’idea che l’espressione umana competa nelle forme, pur condividendo la direzione.

Ad ogni modo, sia Escher che Penrose hanno contribuito in maniera compiuta alla messa in questione della condizione umana. Penrose è ancora li a compiere l’immenso lavoro di problematizzazione della messa in relazione degli elementi elementari dell’universo, tenendo aperta la possibilità per una riformulazione del rapporto immadiato con l’ambiente.

La conclusione allora non può essere continuare a immaginare il nostro caos quale suprema forma d’ordine, facendo a pezzi gli strumenti che ne rendevano impossible la sua emergenza.contrast-order-and-chaos

Vi lascio con un po di cassa dritta..mettete un po’ di farina su di un foglio di carta e appoggiatela sulla cassa e guardate che succede qui (punti di vista:) ).

ricordandovi sempre che questa è soltanto un’allucinazione post-moderna!

vostro,

pi.